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1846, di Vittor TREVISAN

 

FLORA

 

I fisici limiti dovrebbero essere sempre fondamento d’ogni scritto sulla storia della vegetazione di una regione. Quantunque, a dire il vero, una linea manifesta di separazione non circoscriva naturalmente gli Euganei, pure le circostanti pianure non sono confini affatto arbitrarii pel botanico geografo, formando i nostri colli, nel linguaggio d’una scienza sorella, uno speciale sistema. Meravigliosa è l’influenza che la geologica costituzione d’un paese esercita sui suoi vegetali prodotti. - Delle 2500 piante nominate nel mio Prospetto della Flora Euganea (1), 2100 riscontransi sui nostri colli; e chi uso a peregrinare pei monti ne raggiungerà le maggiori altezze, in una zona esclusivamente collina (2) scorgerà a sé d’intorno una eletta schiera di rappresentanti della vegetazione alpestre. Ma grande sorpresa. proverrebbe quegli che dai veneti lidi movesse il passo alle terme euganee, dove ricca messe raccoglierebbe di que’ vegetabili che era abituato a vedere nelle maremme e ne’ salsi terreni; i quali devonsi al cloruro di sodio, o sal marino, disseccato in croste superficiali particolarmente a Monte-lrone, a Monte-Groto, a S. Elena (3). Queste vegetazioni, sì varie e sì disparate in così breve spazio di suolo, basterebbero di per sé ad improntare l’Euganea Flora di particolare carattere anche allora che non concorressero ad aggiungerle vaghezza, non solo qualche specie affatto esclusiva (come il leontodon lucidum ed il teucrio detto appunto euganeo, rappresentante fra noi dell’affine scorodonia) ma sibbene gran numero di forme non peranco osservate in altri luoghi d’Italia (4), o rarissime (5,); ned è ancor molto che il cisto laurifoglio abbelliva le sommità del Venda.

A questa varietà spontanea e primitiva aggiungi quella effetto dell’agrìcoltura: e il mite olivo che ospizia sui clivi meridionali, ubertoso se non frequentissimo, e la vite, spesso non accoppiata, che distende i suoi festoni gravi di squisite uve d’oro e marzemine, e il gelso che raro qua e là lussureggia stanno a fronte del maestoso castagno che forma boschetti folti ed ombrosi, del sempre-verde busso, dell’arbutus unedo che ci dona le sue fraghe montane, dello splendido fiore del melagrano, del nobile lauro, dello specioso siliquastro, della fragante ginestra, del soave frutto del giuggiolo e del gratissimo filade!fo. Le spalle settentrionali poi vanno quasi sempre fitte di querceti, il cui taglio settennale, dopo il prodotto delle uve e del vino, forma il principale dei nostri colli. Fra le fenerogame la famiglia più numerosa, quella delle composte, stà come un quattordicesimo all’insieme delle specie, le papilonacee e le gramigne stanno come un ventunesimo, le cariofillee, crocifere, ombrellifere, scrofularie, labiate, ciperacee come un quarantaduesirno circa. Ma egli è nella misteriosa classe delle alghe che l’Euganea Flora sfoggia peculiare ricchezza e ne ritrae indole propria. Le terme, colla molteplice loro varietà di temperatura e colla varia loro quantità e proporzione de’ componenti, favoriscono mirabilmente lo sviluppo di quegli esseri meravigliosi e proteiformi (6), schiudendo un inesauribile campo all’osservatore coscienzioso e, per virtù di paziente perseveranza, presto a sollevare l’estremo lembo con cui natura ritrosa copre i suoi misteri. Se la mancanza quasi assoluta di selve d’alto fusto invita il numero de’ maggiori miceti e dei licheni corticicoli, potrà nulladimeno il crittogamista mietere soddisfacente raccolta, più che altrove, nei poggi boschivi a settentrione, negli criceti e sui nudi dirupi. Vedrà sui tronchi dell’olivo assai rara la fabronia major, la tortula laevipila, e sui ramoscelli l’elegantissima parmelia chrysophtalma. Salga pel dirupato Pendice in traccia di anomodon curtipendulus e di herpeticum tricrenatum, e fra i ruderi terribili ancora e minacciosi di quella rocca, osservi la madotheca platyphyloidea; sull’aguzzo comignolo del Rua si cacci fra quegli abeti secolari, che empia una scure già diradava, e stenda ancora la mano sull’usnea hirta e sullo stereocaulon incrustatum. E dalle sponde dell’ameno laghetto di Arquà riporti anco la rarissima grimaldia fragrans – Possano questi pochi cenni fermare l’attenzione degli amatori della Botanica, ed invogliarli a studii più lunghi.

 

Note:

(1) Prospetto della Flora Euganea. Padova 1842.

(2)   Tali piante sono il trifoglio medio e l’alpestre, il citiso alpino, la ginestra pelosa, la potentilla rupestre, la fragaria elatior, i pyrus torminalis e aucuparia, l’epilobio montano, i geranii macrorizo, fèo, lucido, i tlaspi montano e precoce, le dentarie enneafilla e bulbifera, i ranuncoli nemoroso e lanuginoso, il sedo albescente, il laserpizio peucedanoide, la pimpinella e la pinguicula alpina, la veronica montana, il gallo pusillo, le achillee tanacetifolia e ligustica, il doronico pardialanche, il senecio nemorensis, la centaurea montana, l’aristolochia pallida, il salice aurito, la listera ovata, e più altre ancora.

(3)   Ecco le principali: il lino marittimo, la silene sericea, le spergularie rossa, media e marina, il ritmo marittimo, l’apio graveolente, il samolo valerandi, l’eritrea spicata, il trifoglio palustre, il sonco e la piantagine marittima, l’atriplice litorale, la salicornia erbacea, i giunchi acuto e marittimo, il lepturus incurvtlus, il laguro ovato, la santia monspeliensis, le crypsis aculeata e schoenoides.

(4)   Come sarebbero la stellaria glauca, il thalistrum speciosum, la salvia viscosa, il chaeturus fasciculatus, l’asplenicum acutum, la pohlia inclinata.

(5)   Quali sono la vicia grandiflora, la gracilis e la pseudo-cracca,, il lotus hispidus, il trifolium hirtum e pallidum, la medicago nigra, la potentilla inclinata, il rubus corylifolius, la rosa cinnamomea, il crataegus pyracantha, la mercurialis ambigua, l’euphorbia terracina e carniolica, la silene linicola e cretica, la barbarea taurica, il thalictrum simplex, l’orobanche epithymum, il verbascum virgatum la cuscuta epilinum, l’anchusa sempervirens, la thrincia hispida, l’epipactis microphylla, la scilla amoens ec. ec.

(6)   Le più comuni fra le alghe viventi nelle nostre terme sono le oscillarie, le anabaine, i scitonemi, le lyngbye ec.

 

Vittor TREVISAN

Sommario

Da: Strenna dei Colli Euganei (1846, a cura degli editori del «Giornale Euganeo» J. Crescini, G. Stefani – ripresa in I Colli Euganei (Bologna 1978, Riedizione anastatica, Atesa Editrice).

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