euganeinews
in rete dal 1996

Back

Schema di probabile circuito idrotermale euganeo-berico.

Disparati i giudizi degli scienziati sulle origini delle acque.
[1927] Secondo Luigi De Marchi, esse non sarebbero di formazione locale, ma «provengono, almeno in parte notevole, per filtrazione attraverso le alluvioni da nord», e verrebbero riscaldate dalle acque caldissime di sorgenti profonde.
[1939] Secondo Giorgio Dal Piaz, le «sorgenti termali euganee traggono origine da “fumarole” dette comunemente alcaline che emettono quantità formidabili di vapori d’acqua, accompagnati da sali e da gas».
[1960] Michele Gortani, afferma, da parte sua, che gli Euganei sono manifestazioni esteriori di un unico grande vulcano sotterraneo, che estenderebbe la propria declinante attività fino alle vicinanze di Rovigo. Quanto alle acque termali, egli aggiunge che questa manifestazione, geologicamente secondaria, ma, sotto altri aspetti, di straordinario interesse, proviene dalle grandi fumate di vapori acquei che si sprigionano dalle sotterranee colate laviche residue, e che, divenute liquidi, emergono attraverso le intrusioni e le fessurazioni dei sovrapposti strati di magma trachitico; le acque termali così formatesi – dice Gortani – che i geologi chiamano “juvenili”, termalizzano, a loro volta, all’incontro, e per un raggio più o meno vasto, la normale acqua vadosa, o di falda. Conclude affermando che le acque termali del bacino euganeo sono costanti nella quantità e nella qualità.

Gli autori citati sono, in ordine di tempo, gli ultimi, tra i più autorevoli e illustri, che, pur con congetture diverse, hanno voluto riaffermare la millenaria certezza nell’unica, comune origine vulcanica dei colli Euganei e le loro acque termali.
[1973-76] Ma ecco, di questi giorni, emergere improvvisamente una teoria nuova, destinata a sovvertire quanto si è ritenuto per secoli: le acque ipertermali euganee non sono, si afferma, di origine vulcanica.
Se la tecnica dei pozzi artesiani ha profondamente modificato e potenziato il sistema di sfruttamento del bacino idrotermale euganeo, consentendo la captazione di quantitativi imponenti di acque ricche di sali e di gas, a temperature varianti, da zona a zona, tra i 75 e gli 87 gradi cent., i più recenti mezzi di perforazione e di ricerca, che possono ora raggiungere profondità imprevedute, hanno permesso ad un gruppo di geologi, guidati dal prof. Giuliano Piccoli, direttore dell’Istituto di geologia dell’Università di Padova, di compiere studi e ricerche sorprendenti. Si tratta, secondo le rilevazioni e conclusioni del prof. Piccoli di acque non di origine “vulcanica” ma “geotermale”. Non esiste alcun rapporto fra l’origine dei colli Euganei e quello delle acque che scaturiscono ai loro piedi. Il fenomeno geotermale euganeo ha come probabile punto di partenza le Piccole Dolomiti e gli altipiani vicentino-trentini fino all’altezza di Rovereto: le acque alpine s’infiltrano, attraverso una lunga faglia, ad una profondità di circa 3000 metri, passano sotto i Lessini e i Berici, e vengono risospinte in superficie da uno sbarramento di terreni impermeabili e dall’azione delle acque pluviali a sud degli Euganei, riemergendo gradualmente e prevalentemente in direzione nord-est con le manifestazioni di massimo rilievo ad Abano e Montegrotto. Secondo il prof. Piccoli, l’origine eruttiva dei Colli Euganei, con le loro forme tipicamente coniche, non va messa in discussione. Ma le acque termali non sono della stessa natura: si tratta di due fenomeni diversi e distinti. Le acque, afferma il prof. Piccoli, partono dalla Val d’Adige, e, per via diretta e sotterranea, raggiungono e risalgono dopo aver acquisito la termalità naturale del sottosuolo profondo in prossimità di Este: là press’a poco, dove correva ancora l’Adige fino al 589 d.C., anno della storica “rotta della Cucca”.

[1990] Spiegazione di G. Astolfi e F. Colombara [vedi foto]:
Nel sottosuolo la temperatura aumenta mediamente di 1 grado ogni 30 metri di profondità. Un potente complesso di rocce carbonatiche mesozoiche, di oltre 2000 m di spessore, forma l’ossatura geologica del Veneto centrale. Tale ossatura, permeabile per fessurazione e carsismo, poggia sopra una basamento scistoso cristallino praticamente impermeabile. La dorsale carbonatica descritta forma le Prealpi vicentine e veronesi e si protende, attraverso i Colli Berici, fino agli Euganei per poi sprofondare rapidamente verso l’Adriatico, sotto le alluvioni della Pianura Padana.
Le acque meteoriche che precipitano al suolo nella zona delle Piccole Dolomiti-lessini alimenterebbero gli acquiferi profondi con circolazione nelle rocce carbonatiche fessurate e, grazie al particolare assetto strutturale regionale, seguirebbe un percorso di un centinaio di chilometri da N-W a S-E approfondendosi nel sottosuolo fino a 2500-3000 m dalla superficie dove acquisterebbero temperatura, salinità ed una leggera radioattività.
Dopo una permanenza in profondità non principale a 25 anni, le acque meteoriche diventate ormai acque termali, troverebbero a ridosso della zona collinare euganea le condizioni geologiche favorevoli ad una rapida risalita. I Colli Euganei infatti sono interessati da vari sistemi di faglie e fratture che mettono in comunicazione gli strati più profondi con la superficie, mentre le rocce carbonatiche mesozoiche, entro le quali circolano le acque termali, risultano sollevate ed avvicinate alla superficie anche dalle intrusioni magmatiche del secondo ciclo eruttivo. I corpi vulcanici stessi sono inoltre costituiti da rocce fessurate e quindi in grado di assorbire una certa quantità di acqua fredda meteorica la quale scendendo in profondità può esercitare un carico idrostatico sulle acque calde spingendole verso l’alto e costringendole alla risalita ai margini del gruppo. La fuga laterale delle acque calde sarebbe ostacolata dalla struttura tettonica locale che metterebbe gli acquiferi carbonatici a contatto laterale con i sedimenti argillosi paleogenici e neogenici impermeabili.
Il modello proposto consiste pertanto in un circuito idraulico a largo raggio, con la zona di ricarica situata nel Veneto settentrionale e Trentino orientale e con emergenza negli Euganei e subordinatamente nei Berici. Tale circuito è possibile grazie all’assetto geologico regionale e ad un complesso di cause favorevoli presenti in particolare ad oriente del gruppo collinare euganeo.

Le acque termali che in passato scaturivano spontaneamente, vengono ora tratte in superficie con terebrazioni a profondità variabile da 60 a 500 metri, in una lunga fascia a nord-est dei colli che va da Abano alla Costa d’Arquà verso Monselice. Le terebrazioni sono regolate dalla legge mineraria del 1927.

Torna su

Da:
G. Astolfi
e F. Colombara La geologia dei Colli Euganei – Editoriale Programma 1990
ripreso da G. Piccoli ed altri 1976.
Callegari, A.Guida dei Colli Euganei (1931, 1963, 1973).

Back