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1846, di Giuseppe CARRARO

NOTIZIE GEOGRAFICHE STATISTICHE E NATURALI (1)

I Colli Euganei formano un gruppo, apparentemente isolato dai prossimi Berici e dalla meno prossima catena delle Alpi, situato a libeccio di Padova, dalla quale i più vicini dei colli, come sarebbero Montecchia e Monterosso, distano poco più di cinque miglia. Sono limitati:
– a greco dalle campagne di Abano,
– a scirocco dal Canale della Battaglia,
– a mezzodì dal Canale di Este,
– a ponente dal Bisatto, che però taglia fuori il monte di Lozzo,
– a maestro dalla continuazione del Bisatto,
– a tramontana dallo scolo detto la Fossona.
Comprendendo fra gli Euganei i due monti di Lovertino e di Albetone (i quali quantunque politicamente spettanti alla provincia di Vicenza pure appartengono geologicamente ai nostri Colli), la loro totale circonferenza è di miglia geografiche italiane 34 e 2/3. La lunghezza della catena nel senso del meridiano dal punto più settentrione, la petraia di monte Cerèo, al più meridionale, Montebuso, supera di poco le 10 miglia; la larghezza, da Valbona al Catajo, è di quasi 8 miglia. La superficie totale poi compresa da questa circonferenza ascende a 76 miglia quadrate geografiche. I Colli Euganei, oltre ad alcuni monti staccati, formano due gruppi principali. Venda è il punto centrale del maggior gruppo, Cero del minore. Il Venda è a gradi 29°21’43” di long.or. dal meridiano dell’isola del Ferro, e a gradi 45°18’44” di latitudine boreale. Da esso, il più elevato degli Euganei, partono varie piccole giogaie che più o meno regolarmente si abbassano, avanzandosi verso la pianura: indicherò le principali. Dalla sommità di Venda, dirigendosi verso settentrione si trova Baiamonte, Pendice, Teòlo, Monte Grande sopra Teòlo, Rovolone, Cerèo, Frassinelle: da Venda drizzandosi verso levante si trova Rua, Montevalle, Monte Trevisan; e piegando alquanto at greco-levante Montalto, Monte del Donati, Monte Castello, s.Pietro Montagnone. Deviando invece da Montalto verso mezzogiorno si trova Sieva, il quale spinge due rami, uno per Montenuovo e monte delle Croci, e l’altro che va a terminare al Catajo. La terza diramazione degli Euganei è quella che si dirige al mezzodì: parte questa come le altre da Venda e per Roverella, monte Orbiezo e Terralba discende con linea serpeggiante, quasi per un piano inclinato, sino a perdersi nella pianura a Cà Barbaro sulla via di Este. Finalmente a ponente si trova un’altra diramazione, formata dai gioghi di Vendevolo e di Val Nogaredo, e che sembra e che sembra troncata dal canale ßisatto. Il gruppo del Cero non presenta tante diramazioni, e appena, si può indicare una serie di punti che progressivamente s’innalzano incominciando dal Colle di Este, e per Monte Murale e monte di Calaone giungono a Monte Cero. Queste sono, per non tener conto d’altre meno continuate e regolari, le principali diramazioni degli Euganei. Trovansi poi alcuni altri monti staccati che possono riguardarsi come centri di altre minori catene: tale si è p. e. Montericco, di cui Monselice è un’appendice; Tramonte, gruppo che abbraccia il monte di Praglia, quello delle Are, Moscalbò, Lonzina e Ruetta. Come isolati poi si presentano a levante, s. Daniele, Monte-Ortone, Monterosso e Montecchia; a settentrione Montebello e Montemerlo; a ponente il monte di Lozzo, e a maestro, se vogliasi, i colli vicentini di Lovertino e Albetone.

Qui credo opportuno di dare le altezze degli Euganei sul livello del mare:

Monti

metri

Venda

586,422

Madonna

520,228

Rua

404,376

Cero

387,421

Roverella

375,241

Orbiezo

358,665

Ricco

348,835

Ventolone

329,347

Cingolina

321,161

Pendice

305,962

Sieva

227,619

Lonzina

217,486

Rosso

174,951

Rocca di Monselice

171,800

Monte Ruetta

167,497

Calvarina

120,884

Merlo

90,190

Cataro

87,696

Lispida

75,940

Buso

53,845

Frassinelle

40,235

Superficie del lago d’Arquà

8,419

 

[vedi COLLI o GRUPPI]

 

Intorno ai nostri colli, geologicamente considerati, trattarono a lungo molti celebri autori antichi e moderni, nazionali e forestieri; ed a quelli che illuminati da una giudiziosa critica li interrogarono, diedero tali risposte da avvantaggiarne la scienza. L’origine degli Euganei fu soggetto fecondo di studii, d’ipotesi, di contese interminabili; ma nello stato attuale delle cognizioni sembrerebbe non andasse errato chi li credesse d’origine plutonica o pirica. Ne’ tempi antistorici, come eruditamente provò il Filiasi nelle sue Memorie de’ Veneti Primi e Secondi, pare che il mare si stendesse su tutta la pianura circumpadana fino alle falde delle Alpi (primitivamente tutte anch’esse dal mar ricoperte), la qual pianura posteriormente formossi dalle immense alluvioni portate nell’Adriatico dal Po e dagli altri fiumi che sboccano nelle lagune. Diffatti tutto il Polesine, il Padovano ed il basso Friuli non è che un terreno d’alluvione composto di sabbia e di argilla. Nel fondo di questo mare s’erano già formati gli strati dei terreni cretacei e sopracretacei, e le aque non s’erano ancor ritirate quando la trachite, roccia essenzialmente di sollevamento, emerse impetuosa e diede origine ai nostri Euganei. Ed emerse attraverso quelle stratificazioni senza espandersi o colare sopra di esse, ma sollevandole e facendole deviare dall’orizzontale posizione originaria; quindi queste scorgonsi innalzate verso il centro trachitico dei monti, ed appariscono frante , spezzate, interrotte All’emersione di questa roccia devonsi eziandio que’ comignoli di trachite isolati, quelle punte (Sasso Nero d’Arquà) e quell’alternare della calcarea colla trachite come in più luoghi si osserva (Cerèo, Cingolina, Val del Peraro). Dopo la deposizione de’ suddetti terreni e l’emersione della trachite, sembra che alcuni vulcani abbiano agito sulla trachite medesima, modificandola in perlite (M. Menone), ed abbiano prodotto de’ basalti (Catajo), delle lave porose (monte del Donati), dei trappi (Teòlo, Anciesa) e delle vere correnti (Sieva). Egli è a quest’epoca che si potrebbero riferire tutti que’ grandi fenomeni pirici esposti dal Fortis nella sua erudita memoria Intorno la vera situazione delle isole Elettridi degli antichi, e di cui ci resta qualche confusa memoria in quell’essere piuttosto mitico che storico di Faetonte. Questi vulcani non devono ritenersi, secondo il Da Rio, subaquei, bensì terrestri che arsero solo prima della deposizione dei terreni di sedimento superiore , e dei terreni di diluvione e alluvione alpina. La decomposizione delle roccie piriche diede origine a quel deposito di argilla figulina che si trova in alcune valli pedemontane degli Euganei, e che serve alla fabrica della più economica stoviglia: il qual deposito argilloso di lenta, giornaliera e alluviale formazione costituì a’ piedi de’ monti Euganei un suolo limaccioso e palustre che mirabilmente contribuì alla formazione della torba, abbondante nella pianura che si stende a ponente del Canale della Battaglia presso questo paese, e nelle valli di Galzignano e Valsanzibío. Ecco in succinto la storia della formazione originaria e dei successivi cangiamenti subiti dagli Euganei. Secondo il Da Rio, autore della riputatissíma opera sulla Orittologia Euganea, tutte le roccie e le produzioni minerali de’ nostri colli si possono classificare in 7 Ordini, suddivisi questi in più generi e specie. Eccoli :

 

Ordine
Descrizione
I Roccie Feldispatiche (Trachite, Perlite, Petroselce).
II Roccie Trappiche (Basalte, Anfibolite, Vacchia, Amigdaloide, Brecciola, Porfidi argillosi
III Roccie Calcaree (Calce carbonata, compatta, Marmo, Marne).
IV Roccie appartenenti al terreno terziario o di sedimento superiore degli Euganei (Peperinite, Lumachella).
V Sostanze appartenenti al terreno di trasporto, ossia d’alluvione degli Euganei (Argilla, Torba, Sabbie ed Arene metallifere e non meta
VI Roccie ed altre sostanze appartenenti al terreno di aqua dolce (Tofo, concrezioni alluminose).
VII Produzioni delle aque termali euganee (Zolfo, Sal marino, Gesso)

vedi: Litologia

Di tutte queste roccie quella che forma la massa principale degli Euganei è la trachite, detta volgarmente masegna, da non confondersi però col macigno de’ Toscani, dal quale diversifica mineralogicamente e geologicamente. Essa ci si presenta sotto varii aspetti, ma più di frequente sotto quello di porfiritica. Questa costituisce interamente alcuni colli del tutto isolati (Monte Merlo, Montebello, S. Daniele, Monterosso, Montecchia, Monselice) e forma inoltre il nucleo e la cima de’ più alti. Anche ove si trovano le stratificazioni calcaree, o le marne terziarie, ivi pure le sommità de’ monti maggiori sono sempre di trachite; mentre né il terreno cretaceo, né il terziario, che in alcuni luoghi ne ricoprono i fianchi, non giungono mai a ricoprirne le cime, formando tutt’al più qualche basso poggio, come quello della petraia di casa Canal alla Battaglia, quelli di Merendole, Montebuso ed alcuni altri. Di questa roccia hannovi molte cave, ma quelle che più si utilizzano sono le cave di Monte Merlo, di Monselice, di Lispida, di Monte della Zucca. La trachite cipollare di quest’ultimo e la trachite in ammassi colonnari di Monterosso, meritano di essere visitate dai geologi. Per osservare la giacitura della perlite e le sue varietà, si visitino Pendice, Bracalone, Monte Menone, Cataro ec. Chi poi bramasse studiare il trappo e le roccie assolutamente vulcaniche, rechisi al Mulino di Schivanoia, al Monte Sieva, al Monte del Donati, al Cataro ec. Il terreno cretaceo e le marne, che sogliono accompagnarlo, si mostrano particolarmente nei dintorni di Teòlo. Bellissime stratificazioni di calcarea compatta di color rosso carneo, intrammezzate ordinariamente di piròmaco, o pietra focaia, si veggono in Arquà, alle Frassinelle ed altrove. Questa calcarea stratificata porta il nome volgare di scaglia; e le cave di questa, ad uso di farne calce, trovansi particolarmente nel comune di Rovolone, alle Frassinelle, a Montebuso, a Lozzo, ad Albetone ed in molti altri luoghi. I siti poi dove questa calcarea è modificata in marmo, sono i contorni di Galzignano, di Valsanzibio, di Arquà, di Fontanafredda, della costa di Zovon ec. Sullo scorcio del passato secolo, il marchese Orologio annoverava 18 cave di marmo euganeo, a cui se ne possono aggiungere ora delle altre; il qual marmo, bello e buono quanto si vuole, non è però atto agli usi architettonici per non potersene trarre se non mediocri massi senza fessure. Di petrefatti, rinvenibili nelle stratificazioni calcaree, non vanno molto ricchi i nostri colli ; i più per altro s’incontrano in quelli di Vignole e Pianezza presso Teòlo e nelle petraie delle Frassinelle: essi spettano alle Ananchiti, ai Nucleoliti, alle Donaci, agli Ammoniti, alle Terebratule ec.: a questi meritano di essere aggiunti due fossili, appartenenti al genere Crioceras, testé rinvenuti, negli strati della formazione cretacea euganea del colle delle Vignole, dal nostro solerte cultore delle scienze naturali il de Zigno.

Quasi a ricordare la loro antica origine pirica, i nostri colli sono abbondantissimi di sorgenti minerali, più o meno calde. Queste zampillano tutte (meno quella di S. Elena) dalla pianura situata a levante e a mezzodì della catena euganea, e propriamente ad Abano, a S. Pietro Montagnone, a Monte-Groto, Monte-Ortone, san Bartolommeo, S. Elena e a Calaone. Il calore di quest’aque varia dal 40° di R.r al 68°; quelle che non oltrepassano il grado 20°, vanno annoverate fra le fredde, e sono le Aque della Vergine a Monte Ortone, le idrosolforose saline di S. Daniele, e le idrosolforose saline della Costa d’Arquà, dette anche Raineriane, perché l’essere ritornate vantaggiosamente in uso medico devesi a S.A.I. il Viceré Rainieri. A poca distanza dal colle di S. Pietro al sud-ovest scaturisce da varie polle l’aqua termale, così detta della Lastra, lodata dai medici de’ circostanti villaggi siccome eccellente rimedio per vincere non poche malattie del sistema glandulare: essa non si adopera. per uso di bagno, ma di bevanda, ed è eguale pe’ suoi componenti alle aque di Monte Irone, da cui non diversifica che nel grado di calore, essendoché quella della Lastra è a 40° e l’altre sono a 68°. Usanzi pure con vantaggio in bevanda le Aque della Vergine a 20°, e quelle di S. Daniele e le Raineriane entrambi a 15° o a 16° del termometro di Réaumur. Come ognuno sa oltre le aque termali v’hanno pure i fanghi termali, e di questi se ne trae buona copia specialmente ad Abano e a S. Elena. Il qual fango termale non è gia un prodotto di spontanei sedimenti, ma è un terreno vegetale, levato dal fondo di alcuni fossi in cui corrono le aque suddette. Quindi è che ogni anno sul declinare di ottobre si estrae dai fossi il predetto terreno, e trasportasi dentro buche più o meno ampie e profonde, chiamate conserve, perché venga compenetrato, ammollito e riscaldato dall’aqua termale. Intorno alle virtù medicinali di quest’aque e di questi fanghi si consulti il Saggio sull’uso medico delle terme padovane del dott. G. Maria Zecchinelli, e l’operetta del dott. P. Fumiani Sull’azione delle Aque e dei Fanghi minerali-termali dei Colli Euganei; dalle quali chiaro apparisce che le diverse nostre sorgenti calde poco o nulla diversificano nella loro azione contro i morbi. Abano, S. Elena o la Battaglia, S. Pietro Montagnon e Monte-Groto possiedono ampii, ben adatti e ben condotti stabilimenti per i bagnanti. Le terme di Calaone, presso Este, sono pochissimo frequentate, perché quello stabilimento è ancora sul nascere: quelle di S. Bartolommeo non consistono che in alcune pozzanghere, in cui i poveri vanno a tuffarsi economicamente. Volendo poi rimanere dentro i brevi limiti che l’indole di questo libro m’impone, credo non mi resti nulla da aggiungere a quanto egregiamente disse più sopra il Co. Andrea Cittadella-Vigodarzere, sia intorno alla storia delle terme aponensi, sia intorno alla causa probabile del calore delle aque e ai principii che le mineralizzano. Chi su questo soggetto bramasse ulteriori nozioni, non ha che a leggere le belle e diligenti Ricerche fisico-chimiche ed analisi delle aque termali euganee del chiarissimo professore Ragazzini.

Giuseppe CARRARO

Sommario

 

Da: Strenna dei Colli Euganei (1846, a cura degli editori del «Giornale Euganeo» J. Crescini, G. Stefani – ripresa in I Colli Euganei (Bologna 1978, Riedizione anastatica, Atesa Editrice).

 

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