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VALSANZIBIO

Corrotto di valle S. Eusebio. Questa villa appartenne alla famiglia Barbarigo, poscia alla casa Michiel ed ora al co. Leopoldo Martinengo, cavaliere pregevole per virtù e per coltura. In mezzo ai nostri colli poveri d’acqua, torna ancora più gradita l’abbondanza delle fontane che in questo sito o spruzzano o zampillano o serpeggiano o fanno empito ovunque si volga il piede. Il capriccioso secento, che fu tiranno della natura e corruttore di ogni arte, imprigionò la copiosa onda e la condusse in cavi piombi sotterra, scarcerandola qua e colà o fra gli alberi sformati colle forbici o tra i fiori composti a circoli ed a triangoli od in mezzo a statue atteggiate in istomachevoli affettature. Ad aiutare il compimento delle stranezze congiurò col giardinaggio e colla scultura anche la poesia; la quale presso alle fonti ed intorno ai simulacri inscrisse concetti storpii ed analogie limbiccate in quello stile contorto e vaporoso, che diè vituperosa fama ad un’epoca miseranda pel naufragio di tanti possentissimi ingegni. Così fatte depravazioni del gusto non tolgono per altro a questo giardino la bellezza che risulta dalle copiose fontane, dalle fitte ombre e dalla varietà degli ornamenti.

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A. Cittadella-Vigodarzere Guida di Padova 1842

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Valsanzibio
1155, 13 febbraio, Uberto, chierico di Maltraverso, fa una permuta di terreni col monastero di Praglia; il paese appare così già distinto sia da Arquà che da Galzignano;
1276, nello statuto repubblicano sopra i ponti viene nell'ordine dopo Arquà e Galzignano;
XIV sec., il vescovo Ildebrandino Conti investe Francesco il Vecchio di un feudum che comprende tutto il territorio di Arquà, ma si ferma ai confini di Valsanzibio;
1440, Ludovico Contareno (Contarini) fu. Bartolomeo da S. Paternian acquista all'incanto (9.400 ducati di moneta veneziana in cinque rate annuali) dal Serenissimo Ducal Dominio l'intero tenimento della gastaldia di Valsanzibio che era di proprietà di Giacomo Scrovegni;
questi beni, eccetto la quinta parte, passano interamente ad Alvise il Vecchio, quindi a Pietro che sposa Giovanna, una contadina del posto, al cui padre promette di dimorare qui per sempre e con continuità: dall'unione nascono "illorum sine titulo";
1564, sulla scena compare la famiglia Michiel;
1572, Francesco Barbarigo sposa Isabetta Michiel, figlia unica di Antonio che la nomina sua erede universale; all'estinzione della stirpe dei Michiel, i Barbarigo s'impossessano di tutti i loro beni;
1655, Gregorio Barbarigo, primo dei quattro figli di Zane Francesco e di Lucrezia Lion, amico del parroco don Silverio Valombrino, prende gli ordini sacerdotali;
1657, vescovo di Bergamo;
1664, vescovo di Padova;
Antonio Barbarigo, diplomatico, sposa Chiara Duodo ed ha tre figli: Gregorio, Zane Francesco e Franceschina; è lui che inizia (poco prima del 1660) a costruire il grande giardino (l'intero progetto è un dipinto di proprietà della signora Prat nata Bastai di Torino).
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