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         | Schema 
          di probabile circuito idrotermale euganeo-berico. 
 Disparati i giudizi degli scienziati sulle origini delle acque.[1927] Secondo Luigi De Marchi, 
          esse non sarebbero di formazione locale, ma «provengono, almeno 
          in parte notevole, per filtrazione attraverso le alluvioni da nord», 
          e verrebbero riscaldate dalle acque caldissime di sorgenti profonde.
 [1939] Secondo Giorgio Dal Piaz, 
          le «sorgenti termali euganee traggono origine da fumarole 
          dette comunemente alcaline che emettono quantità formidabili 
          di vapori d’acqua, accompagnati da sali e da gas».
 [1960] Michele Gortani, afferma, 
          da parte sua, che gli Euganei sono manifestazioni esteriori di un unico 
          grande vulcano sotterraneo, che estenderebbe la propria declinante attività 
          fino alle vicinanze di Rovigo. Quanto alle acque termali, egli aggiunge 
          che questa manifestazione, geologicamente secondaria, ma, sotto altri 
          aspetti, di straordinario interesse, proviene dalle grandi fumate di 
          vapori acquei che si sprigionano dalle sotterranee colate laviche residue, 
          e che, divenute liquidi, emergono attraverso le intrusioni e le fessurazioni 
          dei sovrapposti strati di magma trachitico; le acque termali così 
          formatesi  dice Gortani  che 
          i geologi chiamano juvenili, termalizzano, a loro volta, 
          all’incontro, e per un raggio più o meno vasto, la normale acqua 
          vadosa, o di falda. Conclude affermando che le acque termali del bacino 
          euganeo sono costanti nella quantità e nella qualità.
  Gli autori citati sono, in ordine di tempo, gli ultimi, tra i più 
          autorevoli e illustri, che, pur con congetture diverse, hanno voluto 
          riaffermare la millenaria certezza nell’unica, comune origine vulcanica 
          dei colli Euganei e le loro acque termali.[1973-76] Ma ecco, di questi giorni, emergere improvvisamente 
          una teoria nuova, destinata a sovvertire quanto si è ritenuto 
          per secoli: le acque ipertermali euganee non sono, si 
          afferma, di origine vulcanica.
 Se la tecnica dei pozzi artesiani ha profondamente modificato e potenziato 
          il sistema di sfruttamento del bacino idrotermale euganeo, consentendo 
          la captazione di quantitativi imponenti di acque ricche di sali e di 
          gas, a temperature varianti, da zona a zona, tra i 75 e gli 87 gradi 
          cent., i più recenti mezzi di perforazione e di ricerca, che 
          possono ora raggiungere profondità imprevedute, hanno permesso 
          ad un gruppo di geologi, guidati dal prof. Giuliano 
          Piccoli, direttore dell’Istituto di geologia dell’Università 
          di Padova, di compiere studi e ricerche sorprendenti. Si tratta, secondo 
          le rilevazioni e conclusioni del prof. Piccoli 
          di acque non di origine vulcanica ma geotermale. 
          Non esiste alcun rapporto fra l’origine dei colli Euganei e quello delle 
          acque che scaturiscono ai loro piedi. Il fenomeno geotermale euganeo 
          ha come probabile punto di partenza le Piccole Dolomiti e gli altipiani 
          vicentino-trentini fino all’altezza di Rovereto: le acque alpine s’infiltrano, 
          attraverso una lunga faglia, ad una profondità di circa 3000 
          metri, passano sotto i Lessini e i Berici, e vengono risospinte in superficie 
          da uno sbarramento di terreni impermeabili e dall’azione delle acque 
          pluviali a sud degli Euganei, riemergendo gradualmente e prevalentemente 
          in direzione nord-est con le manifestazioni di massimo rilievo ad Abano 
          e Montegrotto. Secondo il prof. Piccoli, 
          l’origine eruttiva dei Colli Euganei, con le loro forme tipicamente 
          coniche, non va messa in discussione. Ma le acque termali non sono della 
          stessa natura: si tratta di due fenomeni diversi e distinti. Le acque, 
          afferma il prof. Piccoli, partono dalla 
          Val d’Adige, e, per via diretta e sotterranea, raggiungono e risalgono 
          dopo aver acquisito la termalità naturale del sottosuolo profondo 
          in prossimità di Este: là press’a poco, dove correva ancora 
          l’Adige fino al 589 d.C., anno della storica rotta della Cucca.
 [1990] Spiegazione di G. Astolfi 
          e F. Colombara [vedi foto]: Nel sottosuolo la temperatura aumenta mediamente di 1 grado ogni 30 
          metri di profondità. Un potente complesso di rocce carbonatiche 
          mesozoiche, di oltre 2000 m di spessore, forma l’ossatura geologica 
          del Veneto centrale. Tale ossatura, permeabile per fessurazione e carsismo, 
          poggia sopra una basamento scistoso cristallino praticamente impermeabile. 
          La dorsale carbonatica descritta forma le Prealpi vicentine e veronesi 
          e si protende, attraverso i Colli Berici, fino agli Euganei per poi 
          sprofondare rapidamente verso l’Adriatico, sotto le alluvioni della 
          Pianura Padana.
 Le acque meteoriche che precipitano al suolo nella zona delle Piccole 
          Dolomiti-lessini alimenterebbero gli acquiferi profondi con circolazione 
          nelle rocce carbonatiche fessurate e, grazie al particolare assetto 
          strutturale regionale, seguirebbe un percorso di un centinaio di chilometri 
          da N-W a S-E approfondendosi nel sottosuolo fino a 2500-3000 m dalla 
          superficie dove acquisterebbero temperatura, salinità ed una 
          leggera radioattività.
 Dopo una permanenza in profondità non principale a 25 anni, le 
          acque meteoriche diventate ormai acque termali, troverebbero a ridosso 
          della zona collinare euganea le condizioni geologiche favorevoli ad 
          una rapida risalita. I Colli Euganei infatti sono interessati da vari 
          sistemi di faglie e fratture che mettono in comunicazione gli strati 
          più profondi con la superficie, mentre le rocce carbonatiche 
          mesozoiche, entro le quali circolano le acque termali, risultano sollevate 
          ed avvicinate alla superficie anche dalle intrusioni magmatiche del 
          secondo ciclo eruttivo. I corpi vulcanici stessi sono inoltre costituiti 
          da rocce fessurate e quindi in grado di assorbire una certa quantità 
          di acqua fredda meteorica la quale scendendo in profondità può 
          esercitare un carico idrostatico sulle acque calde spingendole verso 
          l’alto e costringendole alla risalita ai margini del gruppo. La fuga 
          laterale delle acque calde sarebbe ostacolata dalla struttura tettonica 
          locale che metterebbe gli acquiferi carbonatici a contatto laterale 
          con i sedimenti argillosi paleogenici e neogenici impermeabili.
 Il modello proposto consiste pertanto in un circuito idraulico a largo 
          raggio, con la zona di ricarica situata nel Veneto settentrionale e 
          Trentino orientale e con emergenza negli Euganei e subordinatamente 
          nei Berici. Tale circuito è possibile grazie all’assetto geologico 
          regionale e ad un complesso di cause favorevoli presenti in particolare 
          ad oriente del gruppo collinare euganeo.
 Le acque termali che in passato scaturivano spontaneamente, vengono 
          ora tratte in superficie con terebrazioni a profondità variabile 
          da 60 a 500 metri, in una lunga fascia a nord-est dei colli che va da 
          Abano alla Costa d’Arquà verso Monselice. Le terebrazioni sono 
          regolate dalla legge mineraria del 1927. Torna su  Da: G. Astolfi e F. Colombara  
          La geologia dei Colli Euganei  Editoriale Programma 1990
 ripreso da G. Piccoli ed altri 1976.
 Callegari, A.  Guida dei Colli 
          Euganei (1931, 1963, 1973).
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