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  Volo … altra storia  

S. PIER MONTAGNONE,
MONTEGROTTO E CASANUOVA

Al mezzogiorno delle fonti d’Abano e a distanza di circa due miglia, in una pianura intrarrotta da parecchie colline isolate, rampollano qua e colà sorgenti termali, presso cui si levano la chiesa, le case e gli alberghi di S. Pier Montagnone, di Montegrotto e di Casa Nuova. Queste denominazioni secondo molti de’ nostri eruditi non risalgono all’antichità più rimota, nella quale Abano si estendeva molto più che non al presente e comprendeva anche questi tre siti. Splendide fabbriche coprivano tutta o gran parte della superficie interposta fra le località indicate adesso con questi nomi. Il tempo e le cause della loro distruzione sono quisiti non soluti dalla storia. Alcuni, e tra questi il Mandruzzato, tengono all’opinione che fossero già rovinate quando scrissero di Abano Claudiano, Cassiodoro ed Ennodio. Perché in codesti autori non si trova una descrizione di bagni marmorei, di mosaici, di statue, di colonnati, d’iscrizioni e di fonti calde tanto o quanto lontane dalle fonti di Monte Irone; ma solamente di questo monticello, delle acque scatenti dal medesimo e delle abitazioni immediatamente adiacenti. Gli scavi praticati posteriormente chiarirono la maggior estensione delle terme aponensi anteriore a Claudiano, a Cassiodoro, ad Ennodio; e le reliquie trovate per questi scavi ne’ luoghi de’ quali favelliamo, mostrarono la magnificenza degli edificii cui appartenevano. Ma dopo che furono schiantati dal suolo e dalla memoria degli uomini, sorsero con nuovi fabbricati le appellazioni di Montagnone, di Montegrotto e di Casa Nuova, le quali possono dirsi altrettanti frantumi dell’antico nome di Abano. Nel conflitto tra le accampate etimologie di queste nomenclature sembra preferibile la opinione, che deriva Montagnone da famiglia padovana di questo nome, Montegrotto dalla corruzione di Monteguttaro giustificata coi vocaboli guttare e guttarium della bassa latinità, e Casa Nuova dall’abitazione murata colà a comodo dei bagnaiuoli nel secolo decimoquinto.
In diverse epoche si operarono in diversi luoghi non ispregevoli disotterramenti. Quasi nel centro della pianura che sta inframmezzo ad essi si escavarono avanzi di magniici bagni e di edificii a quelli pertinenti; ne fa testimonianza il Vallisnieri (Opere fisico-mediche vol. 2). Nel 1766 si discoprirono presso Monte Bortolon tegole letterate, un bagno lastricato di fini marmi, un acquedotto penetrante nel monticello di S. Pietro, un rocchio di colonna scanalata, una statua di bel marmo alta cinque piedi tenuta per un’imagine di Esculapio e traportata nel museo di Venezia, ed alcune parti di altra statua colossale, frammenti di mosaico vermicolato, e molti frantumi di bagni e di fabbriche. Nel 1781 e 88 furono scoperti tre bagni di marmo formosissimi, e presso a questi gl’indicii di parecchi altri bagni e di un’ampia fabbrica relativa con basamenti designati a sopportare colonne e statue; delle quali statue restavano solo alcune parti spezzate e quasi intero un piccolo Arpocrate trasferito al Cataio: una moneta d’oro che ha nella faccia una testa di Vespasiano e nel rovescio il medesimo Vespasiano e la vittoria che lo incorona: un’altra di argento della gente Aufidia: molte frazioni di membrature architettoniche in marmo e di colonne: parecchie lucerne ed urne cinerarie e lacrimatoi e prefericoli ed unguentarii e talismani e monete e mosaici e tre iscrizioni relative alle acque aponensi e acquedotti in piombo e in macigno di lavoro diligentissimo. Il frutto di queste escavazioni andò per la maggior parte o sperso od impiegato nella costruzione di nuovi bagni ben lontani dalla splendidezza degli antichi. Anche sopra Montegrotto si scopersero reliquie di un grandioso edificio e residui di pavimenti a mosaico.
Sulle rovine di queste sontuose costrutture di tempo romano, si congettura dagli eruditi si murassero presso Monte Irone e ne’ dintorni nuove ma più modeste fabbriche; e queste non le prime sotto le barbariche orme di Agilulfo longobardo cadessero. A codeste stimarono appartenere i due ampii bagni di macigno e di pietra calcaria dura in S. Pietro Montagnone e in Montegrotto. Pensano poi che intorno al secolo nono altri nuovi bagni relativi alla poca civiltà di quell’epoca si costruissero d’accordo alle fonti di S. Pietro e di Montegrotto; e ne traggono prove soddisfacenti da vetuste carte.
In que’ secoli guerreschi torreggiava in cima al monticello vicino a S. Pietro Montagnone una rocca posseduta dalla padovana famiglia de’ Musaragni e il sito di Montegrotto era guardato da una fortezza; ma l’una e l’altra spianò Eccelino e se ne veggono solo i fondamenti.
Nessun vestigio rimane più in vece delle fabbriche le quali servivano nel secolo decimoquartio all’estrazione del sale dalle acque termali. Il modo di trarlo si vede per documenti provato e praticato da Jacopo de’ Dondi, che nel 1356 aveva composto il trattato De causa salsedinis aquarum et modo conficiendi salis ex iis. Queste saline per altro furono indubbiamente presso a Montagnone e a Montegrotto, e probabilmente nel sito che si denomina Casa Nuova.
A compimento delle antiche reminiscenze relative a questi luoghi diremo, che, secondo l’opinione de’ nostri cronisti, fu di Montagnone la Berta contadina, la quale a Berta imperatrice donò nel 1085 quel sottilissimo filo che valse tanto di terreno quanto lo stesso filo ne circondò; donde a significare le nostre meno delle vetuste età liberali, dura il proverbio passò il tempo che Berta filava.
Al presente sono in S. Pietro Montagnone presso alla chiesa alcune case non informi dove hanno ricetto i malati, ed altre a Montegrotto nelle pareti delle quali stanno incastonate iscrizioni, bassorilievi, tegole inscritte e membrature architettoniche.
Il colle di S. Pietro Montagnone, formato di calcaria stratificata di colore rossiccio, si leva solo metri 14,28 dal piano sopra una base ellittica di metri 78,54.
Montegrotto leva metri 17,85 e gira metri 24,99. Si compone di sola trachite. Nelle sue stratificazioni e nella ondulazione delle medesime, il da Rio trova un argomento di più a comprovare il sollevamento della trachite. Il calore delle sorgenti che scaturiscono nel piano circuente il monte di S. Pietro e Montegrotto, e nel sito che serba il nome di Casa Nuova fa salire il termometro fino a 62 gradi. In alcune però si ha un grado principale ai 44 R. Le fonti tepide sono in qualche luogo vicinissime alle più calde. Le differenze di temperatura stanno in relazione della rapidità o della lentezza della corrente, perché ogni nascosto o palese ristagno ne scema il calore.

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A. Cittadella-Vigodarzere Guida di Padova 1842

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